Lipari

Lipari, sì, proprio Lipari. La perla maggiore, per dimensioni e presenza umana, dell’arcipelago eoliano, una manciata di terre emerse adagiate nel Tirreno, nord della Sicilia. Qui, nel blu dipinto di vulcani addormentati e venti salmastri, abita la bellezza. L’intero comune di Lipari, che include anche le isole di Vulcano, Panarea, Stromboli, Filicudi e Alicudi, conta una popolazione totale di circa 12.761 abitanti. Monte Chirica, 602 metri, ne è il tetto: una terrazza sospesa tra cielo e mare, da cui il mondo pare solo una cornice lontana. Il nome Lipari potrebbe derivare dal greco antico “Lipára”, che significa “grassa” o “fertile”, riflettendo la sua storia di prosperità agricola e il suolo vulcanico ricco di minerali. Altri collegano l’origine del nome a Liparo, mitico re degli Ausoni, che si dice abbia regnato sull’isola. Le prime testimonianze di insediamenti umani risalgono al Neolitico, circa 6.000 anni fa. Gli antichi abitanti sfruttavano le risorse vulcaniche dell’isola, in particolare l’ossidiana, una pietra vitrea di origine vulcanica che veniva lavorata per creare utensili e armi. Questa preziosa risorsa fece di Lipari un centro commerciale cruciale durante la preistoria. Con l’arrivo dei Greci nel VI secolo a.C., Lipari entrò a far parte del mondo ellenico. I coloni greci provenienti da Cnido e Rodi fondarono una colonia che si sviluppò rapidamente grazie alla sua posizione commerciale e militare. Durante questo periodo, l’isola divenne famosa anche per la sua resistenza contro i pirati etruschi, celebrata da storici come Diodoro Siculo. Nel III secolo a.C., Lipari passò sotto il controllo romano. Durante l’epoca romana, l’isola conobbe un lungo periodo di prosperità economica e stabilità politica, con il fiorire di ville, terme e infrastrutture. Tuttavia, il declino dell’Impero Romano segnò l’inizio di un periodo di instabilità. Durante il Medioevo, Lipari fu attaccata e saccheggiata più volte. Tra gli eventi più devastanti vi fu l’incursione dei Saraceni nel 838, che portò alla distruzione di gran parte degli insediamenti e alla deportazione della popolazione. La successiva ricostruzione avvenne sotto il dominio normanno nel XII secolo, quando l’isola entrò a far parte del Regno di Sicilia.

Nel XVI secolo, Lipari subì un altro grave attacco: il temibile corsaro ottomano Khayr al-Din Barbarossa devastò l’isola nel 1544, catturando migliaia di abitanti e vendendoli come schiavi. Questo episodio segnò profondamente la memoria storica dell’isola. Nonostante le difficoltà, Lipari ha saputo rinascere e prosperare, soprattutto grazie alla pesca, all’agricoltura e, in epoche più recenti, al turismo. Le fortificazioni, i resti archeologici e i palazzi storici che punteggiano l’isola sono testimonianze tangibili del suo passato tumultuoso e affascinante. Lipari è un luogo d’arte. La cittadella fortificata ospita il Museo Archeologico Eoliano, che offre una straordinaria panoramica sulla storia delle Eolie. È un viaggio nei secoli, una storia di pietre, di mare, di fuoco. Oggi è un piccolo paradiso che si svela meglio nella sua pienezza in primavera, quando le giornate sono lunghe e il sole accarezza dolcemente i vicoli bianchi e i profili delle spiagge. In estate, però, si accende, esplode nei colori e nei suoni della festa di San Bartolomeo, patrono dell’isola: processioni, spettacoli, fuochi d’artificio che illuminano la notte. La cucina liparota è un trionfo di sapori mediterranei. Da non perdere i piatti a base di pesce fresco, la caponata, e i dolci tipici come i “cuddureddi” di miele. I vini locali, prodotti con uve coltivate nei terreni vulcanici, completano l’esperienza culinaria. Arrivare a Lipari è un piccolo rito. Ci si imbarca, traghetti e aliscafi che partono da Milazzo, Messina, Napoli. Il porto di Milazzo è il più prossimo, il più frequentato, ma in estate è saggio prenotare. Sì, Lipari. Un’isola, un piccolo mondo, una storia che si lascia raccontare senza fretta.